Probabilmente che nel luogo dove Ruggero I costruì il castello, dove si trovava gli arabi. Durante la loro dominazione eressero fortilizi a guardia delle valli e delle strade più importanti dell'isola. Ruggero I non avrebbe fatto altro, quindi, che restaurare l'abbandonato "ribat" arabo di Canicattì per assegnarlo ad uno dei suoi amministratori, ad una delle famiglie più fidate tra quelle che avevano proceduto con lui alla conquista dell'isola. L'ingresso al castello era costituito da un imponente portone centrale, che oltre una corte coperta, introduceva in un ampio cortile nel quale si aprivano i magazzini, le stalle, i fienili, gli alloggi degli armigeri, e una piccola cappella. Le celle carcerarie erano al pianterreno del castello, attorno a un vasto cortile, al centro del quale si ergeva una cisterna per la raccolta delle acque piovane. Di fronte, in tre ampie sale, c'era esposta la famosa Armeria. Al piano superiore, a cui si accedeva da una larga e fastosa scala d'onore, c'erano gli appartamenti nobili del barone e della baronessa, con una grande camera d'angolo, strutturata come cappella per le cerimonie religiose. Secondo la tradizione, fu il Conte Ruggero a rendere famoso in tutta la Sicilia il castello di Canicattì per avervi trasportato le armi sottratte agli Arabi nella battaglia di Monte Saraceno, per consacrarle all'Immacolata in segno di gratitudine per il miracolo concessogli ed esposte nel castello. L'Armeria del castello divenne ben presto famosa in tutta la Sicilia, per le armature militari di ogni sorta e dimensione, specie cavalleresche ma ancora di più per l'eccezionale spada e lo scudo del conte Ruggero. La raccolta venne dispersa nel 1827 quando il sindaco di Canicattì Leonardo Safonte La Lumia, per non pagare una piccola somma per la custodia dell'Armeria, regalava la collezione ai Borboni. Questi collocarono i reperti nel museo di Capodimonte, da dove, dopo la proclamazione del Regno d'Italia, furono trasferite all'Armeria Reale di Torino. Epoca di splendore fu per il castello di Canicattì la prima metà del Seicento, in cui barone della città era il duca Giacomo Bonanno Colonna. Questo precursore dei tempi gettò le basi per il futuro sviluppo della città nella zona bassa pianeggiante, favorendone il progresso come importante centro viario e commerciale.
Il est fort probable que Roger I le Normand construisit le château, au centre d'une enceinte arabe. Au cours de la domination musulmane, plusieurs fortifications avoisinantes gardaient les vallées et les routes, pour eux, les plus importantes de l'île. Roger confia Canicatti abandonnée des Arabes à un administrateur qui avait conquis l'île avec lui. L'entrée du château était impressionnante. Dans l’enceinte autour d'une vaste cour, se trouvaient les entrepôts, les écuries, la grange, les abris des soldats, une petite chapelle et les cellules de la prison. Au centre se trouvait une citerne pour recueillir l'eau de pluie. Un grand et somptueux escalier principal accédait aux nobles appartements du baron et baronne, avec une grande chambre d'angle, structuré comme une chapelle pour les cérémonies religieuses. Selon la tradition, le château de Canicattì était célèbre dans toute la Sicile pour son exposition d’armes saisies par les Arabes dans la bataille de Monte Saraceno, dont des armures militaires et chevaleresques, dont l'épée exceptionnelle et le bouclier du comte Roger. Malheureusement la collection a été donnée aux Bourbons, qui l’ont transférée à l'Armurerie royale de Turin. L’âge d'or du château de Canicattì fut la première moitié du XVIIe siècle, lorsque la ville était sous la domination du Baron Giacomo Bonanno Colonna.
It is very probable that Roger I le Normand built the castle in the center of an Arab enclosure. During the Muslim domination, several neighboring fortifications guarded the valleys and roads, for them, the most important of the island. Roger confided the abandoned Canicatti of the Arabs to an administrator who had conquered the island with him. The entrance to the castle was impressive. In the enclosure around a large courtyard were the warehouses, stables, barn, soldiers' shelters, a small chapel and the cells of the prison. In the center was a cistern to collect rainwater. A grand and sumptuous main staircase reached the noble apartments of the baron and baroness, with a large corner room, structured like a chapel for religious ceremonies. According to tradition, the castle of Canicattì was famous throughout Sicily for its exhibition of weapons seized by the Arabs in the battle of Monte Saraceno, including military and chivalrous armor, including the exceptional sword and the shield of Count Roger. Unfortunately the collection was given to the Bourbons, who transferred it to the Royal Armory of Turin. The golden age of the castle of Canicattì was the first half of the seventeenth century, when the city was under the domination of the Baron Giacomo Bonanno Colonna.